Estratto dall’intervento di Francesco Vaia sul Corriere della Sera
[C’è] la necessità di un «medico accompagnatore che abbia una preparazione e una visione olistica». Potrebbe essere il Medico di famiglia, il vero internista-olista di questo millennio. Una figura da recuperare e rilanciare, motivandola di più, incentivando i giovani medici a scegliere questa professione con una scuola di specializzazione ad hoc e con la dotazione di adeguati strumenti. Il medico di famiglia potrebbe essere il vero collante, il case manager, la figura professionale che risponde alla esigenza di integrazione tra ospedale e territorio, disponendo di pacchetti di prestazioni e di ricovero.
L’abbiamo già sperimentato con successo durante la pandemia: le Usca (o Uscar) composte prevalentemente da medici di medicina generale sono state una delle chiavi del successo, ad esempio dello Spallanzani che le guidava.
LA CURA PER IL SSN
[Una maggiore integrazione pubblico-privato e il rilancio del medico di famiglia] darebbero una scossa fenomenale per abbattere le liste e rendere veramente operativa la prevenzione, oggi sempre più, ahimè, appannaggio dei più abbienti. Insomma, non esiste un declino irreversibile del Ssn. Abbiamo, però, bisogno di un vero progetto nazionale di rilancio, così come richiesto dal presidente della Repubblica. […]
La Politica, per una volta, non si divida tra ideologismi, fondamentalismi e partigianeria, dia un contributo solidale, come fossimo ai tempi del Covid quando dai balconi si cantava l’inno di Mameli e ci si sentiva «fratelli tutti», dia una risposta concreta agli appelli ripetuti di Mattarella e al grido disperato dei cittadini in attesa.
L’autore è professore straordinario di economia sanitaria e organizzazione aziendale
L’articolo completo è disponibile sul sito del Corriere della Sera. Per leggerlo cliccare qui