Medici e dentisti hanno una nuova possibilità di fare un patto con il fisco (anche se non avrà effetti sui contributi previdenziali).
La nuova versione per l’accordo tra contribuenti e fisco può essere stipulata entro il 30 settembre 2025. Il concordato preventivo biennale permette di sottoscrivere un patto tra professionisti e Agenzia delle entrate per stabilire in anticipo quante tasse pagare sul biennio 2025-2026.
La possibilità è aperta a chi non ha aderito al concordato lo scorso anno ed è titolare di partita Iva ordinaria (e cioè coloro che l’Agenzia delle entrate chiama “soggetti Isa”, che applicano gli Indici sintetici di affidabilità). Possono aderire anche coloro che hanno partecipazioni in società soggette a Ires.
A differenza dello scorso anno sono escluse le partite Iva con regime forfettario.
COME FUNZIONA
In sostanza, il nuovo concordato riprende in parte la logica di quello precedente. Il fisco propone un reddito minimo da dichiarare per due anni, per stabilire in anticipo la base imponibile ai fini delle imposte dirette e dell’Irap (dove applicabile) e di usufruire di benefici fiscali e premiali in termini di controlli.
Chi accetta la proposta e aderisce al concordato preventivo è escluso da alcuni accertamenti tributari e gli eventuali maggiori redditi conseguiti durante il biennio 2025 e 2026 sono soggetti a un’imposta sostitutiva che va dal 10 al 15 per cento. Ma fino a una differenza di 85mila euro, oltre la quale la tassazione riprende dalle aliquote massime: Irpef al 43 per cento oppure Ires al 24 per cento.
LA PROPOSTA VA CALCOLATA
Ma attenzione: l’Agenzia delle entrate non invia alcuna proposta ai contribuenti interessati. L’imponibile oggetto di un eventuale accordo va, invece, ricavato con un calcolo, attraverso un software dell’Agenzia delle entrate.
Viste le numerose clausole che determinano la possibilità di adesione ed esclusione dal concordato e la complessità dei passaggi per determinare il reddito oggetto dell’accordo con l’Agenzia delle entrate, la soluzione migliore rimane quella di rivolgersi al proprio commercialista. Questo sia per capire a quanto ammonta il reddito minimo proposto dall’Agenzia delle entrate, sia per potere valutare, conti alla mano, se aderire convenga o meno.
In genere, stringere un accordo con il fisco potrebbe risultare conveniente nel caso in cui si preveda di avere un reddito effettivo maggiore rispetto a quello concordato con l’Agenzia delle entrate, per beneficiare di una tassazione agevolata (con aliquota dal 10 al 15 per cento) sulla parte eccedente, fino appunto a 85mila euro.
LA PREVIDENZA NON CAMBIA
Dal punto di vista previdenziale, invece, aderire o meno al concordato preventivo non cambia nulla. Come era accaduto lo scorso anno, i medici e gli odontoiatri pagheranno comunque la Quota B sul reddito effettivamente prodotto e non sul reddito “proposto” dall’Agenzia delle entrate. In altre parole, chi l’anno scorso ha aderito al concordato fiscale, nel modello D Enpam di quest’anno dovrà dichiarare il reddito effettivo. Lo stesso accadrà nei prossimi anni.
Antioco Fois