È il più ambito, il più citato, il più mondano, il più discusso… tra i riconoscimenti letterari italiani. Quest’anno il Premio Strega festeggia la 79esima edizione. Eppure, non mostra una ruga.
Nato nell’immediato dopoguerra, grazie all’amicizia della scrittrice Maria Bellonci e dell’imprenditore Guido Alberti – il produttore dell’omonimo liquore – negli anni il Premio si è ampliato fino a contemplare una sezione per la poesia, per la narrativa europea, per i ragazzi e infine per la saggistica.
Il vincitore della prima edizione del “Premio Strega Saggistica” sarà eletto da cinquantacinque prestigiosi giurati venerdì sera, 20 giugno, al 15esimo Taobuk-Taormina International Book Festival, al Teatro Antico con vista sull’Etna e sul mare.
Tra i cinque finalisti c’è un medico: Vittorio Lingiardi, psichiatra, autore del libro pubblicato da Einaudi “Corpo, umano” che ha già vinto lo storico (99 anni di età) premio Bagutta.
“Nel mio lavoro – dice – la ricerca scientifica è importantissima, ma la scrittura lo è altrettanto. Aver ricevuto il premio Bagutta e ora essere nella cinquina dello Strega è la conferma, non scontata, che Scienza e Letteratura possono vivere sotto lo stesso tetto”.
Quanto è vero. Sessantatré anni fa, nel 1962, fu lo psichiatra Mario Tobino con il suo libro “Il clandestino”- ancora in circolazione tra i lettori – il primo medico a vincere lo Strega.
A sfiorare nel 2009 il premio un altro medico: Andrea Vitali con il romanzo “Almeno il cappello” che tuttavia quell’anno portò sulle sponde del Lago di Como il “Campiello”, il “Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante” e il “La Tore Isola d’Elba”.
Il prossimo 3 luglio nel Ninfeo di Villa Giulia sarà poi l’odontoiatra Donatella Di Pietrantonio – scrittrice stregata 2024 con “L’età fragile” – a proclamare il vincitore dello Strega di questo primo quarto di secolo, indicato dalla Giuria composta dagli “Amici della domenica”, “lettori forti”, librai e personalità del mondo della cultura.
Anche qui non manca un candidato in camice bianco. Nella cinquina c’è “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”, edito da Terra Rossa, di Michele Ruol, medico anestesista. Una conferma ulteriore dell’inossidabile legame tra Medicina e Letteratura.
Paola Stefanucci