I risultati dei nuovi test di ammissione a Medicina, le proteste degli studenti e le difficoltà segnalate dagli atenei hanno riacceso lo scontro politico e confermato, secondo la Fondazione Gimbe, i limiti strutturali della riforma dell’accesso. Una riforma giudicata “superflua” e incapace di premiare il merito, oltre che scollegata dai reali bisogni del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
ARRESTARE LA FUGA DALLA SANITA’ PUBBLICA
Il nodo centrale, sostiene Gimbe, non è formare più medici, ma fermare la loro fuga dalla sanità pubblica e rendere di nuovo attrattive la medicina generale e le specialità meno scelte.
“Dopo la caporetto dei test di ammissione – afferma il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – abbiamo rivalutato numeri e dinamiche della professione medica, evidenziando criticità e propaganda di una riforma che oggi richiede una vera e propria ‘sanatoria di Stato’ per non escludere migliaia di studenti”.
UNA NARRAZIONE SMENTITA
I dati internazionali smentiscono la narrazione di una carenza assoluta di medici. Secondo l’Ocse, nel 2023 in Italia erano attivi 315.720 medici, pari a 5,4 ogni 1.000 abitanti, contro una media Ocse di 3,9 e una media europea di 4,1: un dato che colloca il nostro Paese al secondo posto su 31. Anche i laureati non mancano: nel 2023 sono stati 16,6 ogni 100.000 abitanti, più della media Ocse (14,3) e in linea con quella europea (16,3).
DOVE LAVORANO I MEDICI
Guardando ai numeri nazionali del 2023, i medici dipendenti del Ssn erano 109.024, i convenzionati 57.880 (di cui 37.260 medici di famiglia), i medici in formazione specialistica 50.677 e circa 6.000 quelli iscritti al corso di medicina generale. Dal confronto emerge che quasi 93.000 medici, pari al 29,4% del totale, non lavorano nel Ssn né sono inseriti in percorsi formativi.
“E con l’aumento di pensionamenti anticipati e dimissioni volontarie – avverte Cartabellotta – oggi il divario potrebbe essere ancora maggiore”.
Le carenze, infatti, sono selettive. Al 1° gennaio 2024 mancano 5.575 medici di medicina generale. Nel concorso per le specializzazioni 2025-2026, su 14.493 contratti disponibili ne sono stati assegnati 12.248 (85%), con forti scoperture in emergenza-urgenza, chirurgia generale, medicina di comunità, radioterapia e specialità di laboratorio.
STUDENTI, LAUREATI E PENSIONATI
Intanto i posti a Medicina continuano a crescere: 152.159 programmati negli ultimi 10 anni, con un +51% negli ultimi tre e 24.026 posti nel 2025-2026 (+15,1%). Tra il 2015 e il 2024 si sono laureati 95.533 medici, mentre i pensionamenti attesi – oltre 39.000 dipendenti e più di 20.000 convenzionati tra il 2026 e il 2038 – risultavano già compensati dall’offerta formativa. I nuovi iscritti, inoltre, entreranno nel mercato del lavoro tra 9 e 11 anni, con il rischio di una nuova pletora medica.
Lapidario il giudizio di Gimbe sulla riforma Bernini, basata su un semestre filtro di 450 ore concentrate in 60 giorni e su tre esami consecutivi. “Dall’illusione della selezione per merito – conclude Cartabellotta – si è passati al compromesso del ‘6 politico’. Senza interventi strutturali il rischio è usare risorse pubbliche per formare medici destinati al libero mercato o all’estero. Serve una vera ‘riforma della riforma’”.
Medici per 1.000 abitanti
(dati OCSE, anno 2023 o più recente disponibile)







