Lo sport più popolare del mondo ha più di 150 anni: il calcio così come lo conosciamo oggi è stato codificato e regolamentato nel 1863 in Inghilterra.
Il calcio di rigore, la regola numero 14, viene introdotta ufficialmente nel 1891 dall’International football association board (Ifab).
Da allora, l’invenzione del portiere di origine irlandese William McCrum, della squadra inglese del Milford Everton, ha cambiato il volto del calcio facendo palpitare il cuore di miliardi di tifosi, tra esultanza e disperazione.
Non esiste un gioco di squadra più pervasivo del calcio. Non infiamma solo gli stadi, il calcio è entrato nel costume, nel tempo libero, nella letteratura, nella cinematografia, nell’arte.
È presente perennemente in tv e accende infinite e appassionate discussioni ovunque, nei bar e in tutti i luoghi pubblici. Muove il lavoro e l’economia.
Il calcio in fondo è una metafora della vita. Quanti rigori abbiamo segnato, o sbagliato, nel corso della nostra esistenza?
In campo e nella vita, decidono la vittoria o la sconfitta. È fortuna o abilità, o entrambe?
Esistono molte analogie tra il calcio e le nostre azioni quotidiane scandite da ruoli e regole in famiglia, nel lavoro, nella carriera. è quanto ci dice attraverso queste pagine, apparentemente semplici, invitandoci a riflettere sul senso della vita, l’autore, pediatra e poeta perugino.
Un chirurgo in sala operatoria, un medico che tenta l’impossibile contro nuove e vecchie malattie, un saltatore di bungee jumping, un pilota alla guida di un aereo, un velista solitario in balìa dell’oceano… ma prima o poi, nella sfida contro il destino, tutti (non) possiamo sbagliare un calcio di rigore.
Paola Stefanucci
PER ACQUISTARE IL LIBRO
Chi sbaglia un rigore non è un calciatore di Tersilio Filippi Coccetta
Midgard editrice, Perugia, 2025, pp.56, euro 11,00