Geppino Micheletti, nato a Trieste il 18 luglio 1905, fu un chirurgo di origini ebraiche che operò a Pola. A centovent’anni dalla sua nascita, è stato ricordato alla Camera con un premio in sua memoria consegnato a 24 tra medici e odontoiatri che si sono distinti per generosità e abnegazione.
CHI ERA MICHELETTI?
Micheletti è stato celebrato come un “eroe in uniforme da chirurgo” per il suo comportamento in seguito alla strage di Vergarolla.
La strage, avvenuta il 18 agosto 1946, fu provocata dall’esplosione di un deposito di mine disinnescate sulla spiaggia di Pola, causando almeno un centinaio di vittime e segnando il primo attentato della storia dell’Italia repubblicana.
Nonostante avesse saputo che tra le vittime vi erano anche i suoi due figli, Carlo e Renzo, di 5 e 9 anni, Micheletti continuò a operare incessantemente per 24 ore di seguito per salvare quante più vite umane possibile. La sua dedizione gli valse la “gratitudine immensa dei polesani”.
Dopo l’esodo di quasi tutta la popolazione di Pola, Micheletti continuò la sua carriera nell’ospedale di Narni, in provincia di Terni, dove morì per un infarto. Qui è ancora ricordato, anche perché offriva assistenza pediatrica a domicilio gratuitamente quando non era in servizio in ospedale.
Per il suo eroico comportamento, Geppino Micheletti ricevette la Medaglia d’argento al valor civile e la Grande medaglia d’oro del comune di Pola nell’immediato dopoguerra.
Recentemente, la Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica è stata conferita ai suoi discendenti in una cerimonia al Quirinale.
IL PREMIO
L’evento, celebrato giovedì 17 luglio, è stato sostenuto dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, insieme a diverse Associazioni di esuli istriani, fiumani e dalmati e vuole celebrare l’etica, la professionalità e l’impegno dei medici e degli operatori sanitari, ricordando il sacrificio e la dedizione del medico eroe triestino.
Il Premio “Micheletti” è stato istituito su iniziativa del deputato di Forza Italia, Andrea Mascaretti, per onorare medici, chirurghi e operatori sanitari che hanno dimostrato un’abnegazione e una dedizione alla loro professione che va oltre i loro doveri e la deontologia professionale.
Ad aggiudicarselo sono stati 24, tra medici e odontoiatri e operatori sanitari (c’è anche un ecclesiastico), che si sono distinti perché “hanno anteposto, con immensa dedizione e profonda integrità morale, la vita dei loro pazienti alla propria”.
I PREMIATI E LE MOTIVAZIONI
Questo l’elenco dei medici e degli odontoiatri premiati e le motivazioni individuate.
Ambrogio Carpentieri: medico di famiglia che ha deciso di dedicare la sua attività professionale all’assistenza della popolazione di piccoli comuni orograficamente difficili da raggiungere. In questi piccoli comuni, lo studio del medico costituisce spesso l’unico riferimento per l’attività medico-sanitaria del territorio. Svolge la sua attività con dedizione e spirito di servizio, occupandosi di tutti gli aspetti della professione medica.
Don Dante Carraro: medico cardiologo, ha assicurato il suo impegno a favore delle popolazioni più povere e fragili dell’Africa, anche con iniziative di assistenza sanitaria in loco. Assiste bambini e madri nei Paesi meno urbanizzati, la cui popolazione vive in uno stato di profonda povertà e ingiustizia disumana. Si dedica, sia come missione pastorale che professionale, a progetti di contrasto alla malnutrizione, collabora per migliorare i sistemi di accesso ai servizi neonatali e materni e si occupa della formazione del personale locale a fini assistenziali sanitari.
Fabio Ciceri: ha messo le sue competenze a disposizione per creare in Africa (Sierra Leone) modalità di intervento finalizzate alla formazione di personale in loco, e per la realizzazione di strutture e mezzi appositamente pensati per sopperire alle gravi carenze di sangue per la cura di numerose patologie, soprattutto in campo ginecologico e neonatale.
Francesco Marino: medico del 118 da anni, ha scelto di prestare la propria opera professionale a favore di popolazioni residenti in piccole isole, dove la carenza di servizi sanitari rende difficile assicurare idonea assistenza. Questo è dovuto alla mancanza di presidi, a situazioni orografiche che rendono difficili gli interventi, soprattutto quelli emergenziali, e all’impossibilità di disporre di un numero adeguato di professionisti sanitari.
Rossella Miccio: promuove e opera in iniziative in numerosi Paesi in scenari di guerra a sostegno delle popolazioni più fragili, al fine di assicurare cure gratuite a vittime di guerra, di mine antiuomo e in regime di povertà. Persegue l’obiettivo di diffondere una cultura di pace e di rispetto dei diritti fondamentali della Persona. Le sue attività si sono svolte in Afghanistan, Gaza, Sierra Leone, Uganda e Paesi che affacciano sul Mediterraneo.
Monica Minardi: opera assicurando cure chirurgiche, materne, pediatriche, ambulatoriali, fisioterapiche, vaccinali e sostegno psicologico. Assicura sostegno alle popolazioni vittime di conflitti ed epidemie, assistendo popolazioni prive del diritto alla tutela della salute, che dovrebbe essere garantito a chiunque nel rispetto della dignità dell’essere umano.
Andrea Oltolina: odontoiatra, opera al servizio delle persone emarginate e più fragili della società. In un contesto in cui le difficoltà socio-economiche e le criticità del Servizio Sanitario Nazionale rendono difficile l’accesso alle cure, offre un’opportunità concreta di assistenza a chi, altrimenti, sarebbe escluso anche dalle cure odontoiatriche di base.
Paolo Ottolina: odontoiatria, presidente della Società italiana di odontostomatologia per l’handicap (Sioh), impegnato a favore dell’odontoiatria sociale, assicura assistenza odontoiatrica ad anziani, persone disabili e con handicap. Si dedica con passione alla cura di pazienti difficili e non collaboranti che richiedono particolari tecniche di approccio, come la sedazione cosciente. Incentiva il ricorso alle cure odontoiatriche per i pazienti difficili, al fine di migliorare la loro qualità di vita e ridurre le prospettive di peggioramento del loro stato fisico.
Annalisa Saracino: si dedica alla formazione di medici per la cura dei migranti, in particolare a Lampedusa. Sperimenta modelli assistenziali di prima accoglienza per la presa in carico di pazienti che sbarcano a Lampedusa, spesso vittime di violenza e in stato di deprivazione a causa del difficile viaggio in mare affrontato in condizioni estreme. Ha trasferito le sue esperienze in un libro che riporta le testimonianze dei medici che hanno assistito i pazienti sbarcati in Italia.
Ombretta Silecchia: da anni testimonia la propria esperienza di vittima di violenza subita durante un turno come medico di guardia medica nel comune di State (Taranto). Ha preso parte a iniziative territoriali e nazionali per promuovere una cultura contro la violenza verso gli operatori sanitari, sollecitando le istituzioni ad assicurare condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Ha partecipato con Maria Grazia Cucinotta al docufilm “notturno”, portando la propria esperienza per sensibilizzare la comunità sociale al contrasto della violenza contro gli operatori sanitari.
Massimo Stella: medico, figlio di Roberto Stella, il presidente dell’Ordine di Varese, che è stato il primo medico a morire di Covid. Roberto Stella è diventato simbolo dell’abnegazione e della dedizione della professione medica durante la pandemia. I medici hanno continuato a operare assicurando assistenza sanitaria pur in assenza di idonei presidi di protezione individuale (384 medici e odontoiatri vittime del Covid).
Massimo Stella ha ritirato, insieme al presidente della Fnomceo Filippo Anelli, la medaglia d’oro al valore della sanità pubblica consegnata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Federazione quale istituzione rappresentativa dei medici e degli odontoiatri italiani.
Pietro Venezia: medico chirurgo con numerose attività svolte nel Corno d’Africa, in particolare in Tigray, dove si sono perpetrati genocidi etnici spesso ignorati dalla comunità internazionale. Ha contribuito alla realizzazione di una scuola di chirurgia endolaparoscopica per insegnare a chirurghi etiopi, eritrei, sudanesi e somali a curare con team multietnici i pazienti che, in alternativa, si affidano a stregoni, conciaossa ed esorcisti.
Norberto Maccagno